Le tre passerelle sospese nello sviluppo urbanistico di Padova degli anni ‘50


La storia di queste tre passerelle sospese deve prendere innanzitutto in considerazione lo sviluppo urbanistico di Padova in quegli anni quando il futuro della città veniva immaginato come la “Milano del Veneto”. Il capoluogo lombardo rappresentava un’idea di modernità e sviluppo, e Padova, fino ad allora vocata al commercio, subì quindi un impulso verso l’industrializzazione che ne trasformò i caratteri e la cultura tradizionale. Sempre in questo periodo le attività allocate a forme di agricoltura divennero residuali rispetto a quelle preposte allo sviluppo dell’edilizia urbana necessaria a far fronte ad una continua crescita dell’inurbamento. Infatti, se nel 1936 la popolazione di Padova contava un po’ meno di 138.000 abitanti, questi divennero circa 168.000 nel 1951 e quasi 198.000 nel 1961.
Padova è, e soprattutto era, una città di vie d’acqua. Era essenziale quindi provvedere ad attraversamenti dei fiumi e dei canali per facilitare la comunicazione fra i diversi quartieri e gli spostamenti dei pendolari non ancora automuniti. Risultava dunque fondamentale costruire infrastrutture di attraversamento essenzialmente ciclo-pedonali.
La scelta di utilizzare l’acciaio si basava su svariate motivazioni, tutte però conseguenza delle caratteristiche fisiche intrinseche di questo materiale che si comporta in modo così diverso dal calcestruzzo armato comunemente utilizzato per le infrastrutture.
Pur pesando poco più di tre volte del calcestruzzo armato, l’acciaio da costruzione ha una resistenza oltre dieci volte maggiore, e le funi di acciaio speciale hanno una resistenza ancora superiore.
Tuttavia nel dopoguerra l’esperienza e quindi la “confidenza” in Italia nell’uso di questa tecnologia così all’avanguardia nell’ambito delle costruzioni ad uso civile era tuttavia piuttosto limitata.
La conclusione che si può trarre è che le tre passerelle non sono nate dal desiderio di progettare e costruire opere significativamente importanti dal punto di vista architettonico, sono state invece la risposta innovativa, semplice, funzionale e soprattutto poco costosa ad un problema che la città viveva in quel momento storico. L’ingegneria, forse inconsapevolmente, è riuscita alla fine a trasmetterci opere dalle proporzioni architettoniche gradevoli e dal naturale e quasi ingenuo fascino nascosto.